Parola di Duce: Enzo Golino ospite di “Leggere per non dimenticare”

Questo evento, inserito nell'ambito di Leggere per non dimenticare XIV edizione, si è tenuto il 18 marzo 2011 presso Biblioteca delle Oblate (Firenze), alle 17:30.
- Scrittori giocatori. Stefano Bartezzaghi ospite di "Leggere per non dimenticare"
(19 gennaio 2011) - Presentazione di Ammirabili e freaks
(21 gennaio 2011) - Presentazione di PANTA Decalogo a “Leggere per non dimenticare”
(26 gennaio 2011) - Sandra Teroni a “Leggere per non dimenticare”
(28 gennaio 2011) - Giornata della Memoria: “Arrivare prima del signore Iddio. Conversazioni con Marek Edelmann” a Leggere per non Dimenticare
(31 gennaio 2011) - Presentazione de "L'Italia che legge"
(15 febbraio 2011) - Per la rassegna "Leggere per non dimenticare" - "Ave Mary" di Michela Murgia
(16 febbraio 2011) - "Refoli di fotografia futurista" di Lucio Trizzino
(25 febbraio 2011) - Vittoria Franco presenta "Care ragazze. Un promemoria"
(8 marzo 2011) - Ricostruire la decostruzione. Cinque saggi a partire da Jacques Derrida
(9 marzo 2011) - “Filosofia pop” a “Leggere per non dimenticare”
(11 marzo 2011) - Sergio Givone presenta "Il bene di vivere"
(16 marzo 2011) - "La democrazia dispotica" di Michele Ciliberto a "Leggere per non dimenticare"
(23 marzo 2011) - “Che cosa sono io. Il cervello alla ricerca di se stesso”. Arnaldo Benini ospite di "Leggere per non dimenticare"
(6 aprile 2011) - Racconti con figure. Antonio Tabucchi ospite di "Leggere per non dimenticare"
(26 aprile 2011) - Icone della fine. Andrea Tagliapietra ospite di "Leggere per non dimenticare"
(4 maggio 2011) - “Scuote l'anima mia Eros”. Eugenio Scalfari ospite di "Leggere per non dimenticare"
(18 maggio 2011)
Parola di Duce
Enzo Golino ospite di "Leggere per non dimenticare"
Venerdì 18 marzo alla Biblioteca delle Oblate di Firenze nuovo appuntamento del ciclo "Leggere per non dimenticare": in compagnia di Enzo Golino si parla di storia, di politica e del potere delle parole, a partire dal libro “Parola di Duce. Il linguaggio totalitario del fascismo e del nazismo. Come si manipola una nazione”, ristampato nel 2010 da Rizzoli con un capitolo in più -rispetto all'edizione del 1994-, dedicato al linguaggio totalitario del nazismo. L'appuntamento è per le ore 17:30.
I linguisti parlano di “atto perlocutorio”, intendendo l'effetto che si produce per mezzo di un'enunciazione. In altri termini, si può dire che i messaggi che pronunciamo non hanno mai -o quasi mai- un valore informativo neutro, ma si portano dentro un nucleo di significati inespressi, impliciti, deducibili da componenti extralinguistiche, quali l'intonazione con cui viene pronunciato un messaggio o la gestualità e la mimica facciale che lo accompagnano. Restando invece nella dimensione strettamente verbale, nel mondo delle parole e dei rapporti che intercorrono fra esse, si può notare come sia possibile incanalare la fruizione di un certo messaggio nella direzione voluta se si è in possesso di conoscenze “oratorie”, attinenti, cioè, alla costruzione del testo, alla scelta e alla disposizione delle sue parti componenti. Gli scambi conversazionali che si hanno nella realtà sono finalizzati, il più delle volte, non a portare l'interlocutore a conoscenza di un fatto, ma a spingerlo ad agire nel modo da noi voluto.
Ora, quali conseguenze può avere la funzione perlocutoria della lingua, se messa al servizio di una dittatura? Nazisti e fascisti si accorsero immediatamente che per ottenere il pieno controllo sul popolo non potevano bastare spedizioni punitive, bastonate e campi di concentramento: bisognava, invece, andare più a fondo, entrare nella testa della gente e spegnere lì, dalla fonte, ogni scintilla di opposizione. “Fascistizzare” la massa, si disse, creare una “cultura del regime", secondo una formula che è una contraddizione in termini, perché se la cultura è l'affermazione della coscienza critica del singolo, la “cultura” fascista trasformò l'uomo in animale da applauso, in “bestia del sì", che, privata della propria parola, per esprimersi aveva a disposizione solo quella del capo, oltre all'ovazione, da rilasciare a comando.
Gli slogan, i discorsi pronunciati sempre dall'alto -da un palco o da un balcone-, l'epurazione dei termini stranieri e dialettali per una cancellazione del diverso già a partire dal vocabolario: in “Parola di Duce” Enzo Golino ricostruisce la storia di una rivoluzione politica e culturale che si impossessò di un popolo operando sulle parole che gli erano proprie fino a svuotarle di senso. Un'occasione per riflettere e per mettersi in guardia dai rischi, sempre attuali, provenienti da chi muove alla parola l'attacco subdolo dello slogan.
L'autore
Enzo Golino, giornalista e saggista, nasce a Napoli nel 1932. Scrive per diverse testate, tra cui “L'Espresso”, “La Repubblica”, “Nuovi Argomenti” e “La rivista dei libri”. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Letteratura e classi sociali” (Laterza, 1976), “Pasolini. Il sogno di una cosa” (Il Mulino, 1985; Bompiani, 1992 e 2005), “Tra lucciole e Palazzo. Il mito Pasolini dentro la realtà” (Sellerio, 1995) e “Sottotiro. 48 stroncature” (Manni, 2002).
Evento organizzato da Anna Benedetti, Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze
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